Il Mattino di Padova 27.11.2008

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view post Posted on 27/11/2008, 17:32
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Da "Il Mattino di Padova" di GIOVEDÌ, 27 NOVEMBRE 2008 (Ed. Padova, Pagina 45 - Giorno/Notte)


Torna «Il giuoco delle parti» con una rilettura espressionista

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NICOLÒ MENNITI IPPOLITO - A vent’anni di distanza torna al Verdi «Il giuoco delle parti» di Pirandello, ancora una volta con la regia di Egisto Marcucci, affiancato da Elisabetta Courir. Qualcosa è rimasto della messa in scena di allora, per esempio la scena semicircolare, o la lentezza quasi attonita, almeno nel primo atto, del personaggio di Leone Gala, interpretato da Geppy Gleijeses. Tuttavia è una rilettura diversa, più espressionista per certi versi, anche se la tastiera pirandelliana offre comunque in questa occasione una varietà di toni estrema, con il grottesco che si mescola all’ironia, la tragedia che non esclude la farsa. E questa eterogeneità del testo appare oggi il problema drammaturgico da superare. Escluso ogni naturalismo, capace di omologare i toni, ecco le parti stridere vistosamente e Marcucci accentua questo aspetto caricando i toni, facendo confliggere i personaggi anche nei modelli recitativi. Il personaggio di Silia, la moglie di Leone, è interpretato da Marianella Bargilli enfatizzando, fino ai limiti della marionetta, la caratterizzazione da «bambina cattiva» che il testo suggerisce. Gleijeses usa invece i toni sommessi per togliere corpo a Leone Gala ed alla sua razionalità, spinta fino al ridicolo, per spezzare la catena dei sentimenti. Infine l’amante è tratteggiato da Luciano Virgilio con eleganza disinvolta, che suggerisce una specie di maggiore umanità del personaggio, come catturato in una guerra tra due estremi. E questa è la novità di questa edizione, che propone quasi l’amante, come centro involontario dell’azione oltre che come sua vittima. La messa in scena è asciutta: trasforma gli interni borghesi in spazi astratti, con le sedie vuote davanti alla scena, a suggerire un doppio livello di rappresentazione e il contrasto di colori a simboleggiare la violenza sottesa al dramma. E proprio la regia finisce per evidenziare una certa fragilità del testo, quel suo scivolare, cioè, in un puro gioco di forme, in cui tanto l’assunto filosofico pirandelliano, quanto la messa in berlina della società evaporano a favore di una teatralità un po’ compiaciuta. (Fonte IlMattinodiPadova)
 
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