Da "Teatrionline" di Sabato 12 Aprile 2008Io, l'erede di Eduardo De Filippo in scena al Teatro Franco Parenti
In collaborazione con il Teatro stabile di Calabria, il Teatro Franco Parenti porta in scena “Io, l’erede” di Eduardo De Filippo. Un’opera poco rappresentata che, per l’occasione, si avvale della drammaturgia di Andrée Ruth Shammah che rilegge il testo, lo sfronda, lo integra, allo scopo di “superare un certo eduardismo e interpretare l’autore napoletano come un vero e proprio classico novecentesco”. Eduardo, come Pirandello, come Sakespeare, non si declina al passato. Eduardo “è”. Non ha bisogno di cosmesi o riletture o rivisitazioni. Il suo pessimismo, il suo spirito corrosivo, le sue denunce, la sua poesia, la sua autentica vena comica si apprezzano a prescindere dal come e dal quando. Azione dunque rischiosa quella della regista ma, dobbiamo dire, perfettamente riuscita.
“Io, l’erede” scritta da Eduardo in vernacolo nel ’42 e riscritta in italiano nel’68 narra la vicenda di una benestante famiglia ( i Selciano) che accoglie nella sua casa, con sincero spirito caritatevole (almeno in apparenza come vedremo), Prospero Ribera che rimarrà ospite fisso (per trentasette lunghi anni) fino alla sua morte. Ma, nel giorno del funerale, arriva inaspettato Ludovico “uomo del mare” che vuol far valere il suo diritto di prendere, nella famiglia, il posto del padre. Quel posto, a suo avviso, è l’eredità che gli ha lasciato il genitore. I Selciano cercano di opporsi alla pretesa, ma alla fine devono cedere.
Ludovico, che in realtà è animato da profondo rancore abilmente nascosto da una notevole capacità dialettica, vuole smascherare il falso perbenismo e l’ipocrita comportamento dei Selciano. Riuscirà nell’intento ma rimarrà lui stesso coinvolto nella caduta. Nessuno si salva. Il pessimismo di Eduardo non fa sconti!
Geppy Gleijeses – direttore del teatro di Calabria e interprete protagonista della commedia - è un ottimo e credibile Ludovico. Perfetto nelle intonazioni, nei tempi comici, misurato nella gestualità, riesce a far esaltare l’intelligenza e la profondità del testo. Milvia Marignano,brava e intensa, conferisce alla figura della zia Dorotea uno spessore umano in mezzo a tanto grigiore. Ottimi gli altri attori, in particolare Umberto Bellissimo nei panni dell’antagonista, l’avv.Selciano, Margherita Di Rauso, Antonio Ferrante, Ferruccio Ferrante, Gabriella Franchini, Valentina Tonelli e Marianella Bargilli. Eleganti le scene di Gian Maurizio Fercioni. Andrée Ruth Shammah ha diretto lo spettacolo con mano sicura evitando sbavature ed eccessivi compiacimenti scenici. (Fonte
TeatriOnline)
