Il Sannio Quotidiano 26.02.2008

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view post Posted on 26/2/2008, 18:52
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«Io, l’erede» Geppy Gleijeses ripropone Eduardo con drammatica ed intelligente

Arriva al Massimo, questa sera, in scena, per la rassegna del Teatro Pubblico Campano, patrocinata dal Comune, e giovedì prossimo, 28 febbraio, sarà a Telese, al Modernissimo, lo spettacolo “Io, l’erede”, realizzato dal Teatro Stabile di Calabria e dal Teatro Franco Parenti , con Geppy Gleijeses...
Arriva al Massimo, questa sera, in scena, per la rassegna del Teatro Pubblico Campano, patrocinata dal Comune, e giovedì prossimo, 28 febbraio, sarà a Telese, al Modernissimo, lo spettacolo “Io, l’erede”, realizzato dal Teatro Stabile di Calabria e dal Teatro Franco Parenti , con Geppy Gleijeses.
Il testo di Eduardo De Filippo, che l’attore porta in scena, con la partecipazione di
Marianella Bargilli e con Umberto Bellissimo, Gabriella Franchini, Ferruccio Ferrante, Valentina Tonelli, Antonio Ferrante, Margherita Di Rauso, per la regia di Andrèe Ruth Shammah, riprende l’antica vicenda di Amedeo Selciano, riunito con la sua famiglia, da sempre impegnata in opere di beneficenza, per parlare dei recenti funerali di Prospero Ribera, che per trentasette anni era stato ospite in quella casa, grazie alla generosità del vecchio Selciano. Ma si presenta il figlio di Prospero, Ludovico, ed esige il posto del padre, a suo avviso reso improduttivo dalla sfacciata magnanimità della famiglia. La logica del suo discorso, e le minacce, convincono i Selciano ad accogliere Ludovico che, come il padre, subirà le derisioni della famiglia, e otterrà a sua volta l’amore clandestino di una delle donne. E’ l’ultima commedia della “Cantata dei giorni pari”; dopo “Io, l’erede” i giorni di Eduardo . . . si fanno dispari, il destino più amaro, la spensieratezza della gioventù si allontana per sempre. Epperò anche in questa bellissima commedia le inquietudini baluginano insistenti.
E’ un lavoro in lingua, fortemente pirandelliano, che vede protagonista uno “Straniero” che viene dal mare (eco ibseniana) che giunge inaspettatamente a riscuotere l’eredità (apparentemente inesistente) di un padre beneficato per tutta la vita e che, per quella carità pelosa, ha dovuto ignorare il figlio e trascurare qualsiasi ambizione personale.
Nell’allestire questo testo, riscritto da Eduardo in italiano nel ’68, dopo vent’anni dalla prima versione napoletana, Andrée Ruth Shammah sviluppa la vicenda, accentuandone i lati comici di un esplosivo (rischioso) divertimento. La regista mette in moto un meccanismo di fatti e personaggi, di aspra buffoneria, portando in primo piano la figura misteriosa e beffarda di Ludovico Ribera che, con la coerenza del suo comportamento, smaschera il ‘buonismo’ ipocrita della società perbene.
Inoltre, l’allestimento, nelle intenzioni della regista, supera un “certo eduardismo” per interpretare l’autore napoletano come un vero e proprio classico novecentesco.
“Io, l’erede”, opera meno conosciuta di Eduardo, soprattutto perchè da lui poco rappresentata e non tramandata ai posteri da edizioni televisive, è, nella decisione di riproporla al pubblico, allo stesso tempo una difficoltà ed un vantaggio. La prima è dovuta alla scarsa popolarità del testo, per giunta scritto in un italiano che fa il verso a Pirandello, come detto, al quale l’autore non ha mai negato di ispirarsi, il secondo, invece, è rappresentato dalla libertà con cui si può affrontare regia ed interpretazione, senza cadere nella infida trappola del paragone. La regista Andrée Ruth Shammah, si è cimentata quindi in una rilettura sagace, rendendo i personaggi delle vere e proprie marionette, evidenziandone i tic, aumentandone la caratterizzazione fino all’eccesso, pur mantenendo un forte legame con il testo. Eccellente Gleijeses nel ruolo del protagonista, uno degli ultimi e prediletti allievi di Eduardo e uno dei pochissimi a cui a vent’anni siano stati concessi i diritti di alcune commedie dell’Autore, in una prova che egli presenta, alternando scanzonata perfidia e drammatica ironia. (Fonte IlSannioQuotidiano)
 
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