ModicaInfo del 30.05.2007

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view post Posted on 4/6/2007, 09:27
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MARIANELLA BARGILLI OFFICIAL FORUM ©

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image Si e' aperto al Teatro greco di Siracusa il XLIII Ciclo di Rappresentazioni Classiche

In scena dal 10 maggio al 24 giugno l’Eracle di Euripide, per la regia di Luca De Fusco e le Tranchinie di Sofocle, sotto la regia di Walter Pagliaro.

image di Angela Allegria - Entrambe le tragedie pongono al loro centro la figura di Eracle, figlio di Zeus e di Alcmena, simbolo di potenza, di forza, di possenza.

Le due tragedie pongono l’accento sulla capacità umana dell’eroe, il quale, per quanto forte e valoroso, risulta impotente innanzi al Fato.
Nell’opera di Euripide l’eroe tebano, interpretato da uno straordinario Sabastiano Lo Monaco, compare in scena come il salvatore della patria, della famiglia, dei figli, ma per capriccio divino è assalito da follia e si muta in un sanguinario, dalla mente sconvolta, pronto ad uccidere coloro che ama. Egli diviene in tal modo l’assassino della moglie Megara e dei figli.
Come è possibile ciò? La mente di Eracle è sconvolta dalla follia incarnata da Iride e Lissa, inviate da Era da sempre nemica dell’eroe tebano. E gli effetti sono devastanti.
Leggiamo la descrizione della follia di Eracle fatta del Nunzio nella traduzione di Salvatore Quasimodo:



Le offerte per la purificazione
erano già davanti all’ara di Zeus
dopo che Eracle, ucciso il tiranno,
aveva gettato il suo corpo sulla strada,
e i suoi bellissimi figli
stavano lì con Megara e Anfitrione.
Già avevano portato il canestro per il sacrificio
e noi cantavamo un inno sacro.
Il figlio di Alcmena era già pronto
a tuffare con la mano destra il tizzone nell’acqua
lustrale, ma senza parole fermò il suo gesto.
Così rimase a lungo. I figli lo guardavano ansiosi,
ma Eracle non era più lui. Stravolto, girava
intorno gli occhi venati di sangue
come a farli uscire dalle orbite, e la bava
gli colava dalla bocca giù sulla fitta barba.
E forsennato rideva dicendo: “Padre,
devo offrire il fuoco che purifica
prima di uccidere Euristeo? Perché compiere due volte
il sacrificio quando uno solo può bastare?
Dunque porterò prima qui il capo di Euristeo
e poi renderò pure le mie mani
anche del sangue di Lico. Su, gettate via
l’acqua e mettete da parte il canestro.
Chi mi darà l’arco e la clava? Ora andrò verso
Micene. Ma occorrono leve e tridenti, ferri
ricurvi per distruggere le mura
alzate dai Ciclopi con regolo rosso e scalpelli”.
E camminando nello stesso luogo,
senza avere il carro diceva di averlo,
e fingeva di salirvi su; e come se avesse la frusta,
con la mano vibrava forti colpi nell’aria.
I servi intanto alternavano il riso alla paura.
e mentre si guardavano l’un l’altro,
uno disse: “Il nostro signore vuole forse
prendersi gioco di noi o è impazzito?”
E così andava su e giù per la casa.
Trovandosi nelle stanze degli uomini
disse ch’era arrivato nella città di Niso.
E, sdraiato per terra, preparava il suo pasto.
Dopo un po’ di riposo, eccolo nelle valli
boscose dell’Istmo. E, toltosi il mantello,
scendeva nudo in lotta contro nessuno,
e si proclamava glorioso vincitore,
chiedendo di essere ascoltato. E, mentre
fremendo, urlava minacce contro Euristeo,
diceva, a parole, di essere a Micene.
Allora il padre gli afferra le mani vigorose
e gli dice: “Figlio mio, che cosa ti succede?
che stranezza è questa? Hai perduto la ragione
per la strage compiuta poco fa?” Ma Eracle,
pensando che fosse il padre di Euristeo
a prendergli la mano e a supplicarlo per timore
del figlio, lo respinge e prepara le frecce
e tende l’arco contro i suoi figli
credendo di colpire quelli di Euristeo.
Ed essi tremanti di paura fuggono qua e là
e uno si nasconde sotto le vesti della madre,
un altro dietro una colonna, e l’ultimo,
come un pulcino, si rifugia a piedi dell’altare.
La madre getta allora un grido disperato:
“Che fai, caro? Uccidi i tuoi figli?”
Anche il vecchio e i servi urlano di terrore.
Ma Eracle, inseguendo il figlio intorno ala colonna,
inverte di colpo la corsa e avendolo di fronte
lo colpisce al cuore. Il ragazzo cade supino
e muore bagnando di sangue la colonna.
Eracle lancia un grido di trionfo e d’orgoglio:
“Ecco, un figlio di Euristeo è morto!
Suo padre mi odiava; sconta così per lui”.



image Eracle, compiuto il misfatto ritorna in sé, impotente e sconvolto innanzi all’infelicità incolpevole, al capriccio divino, alla nullità umana innanzi agli dei.
Figura di conforto e di coraggio è quella di Teseo, re di Atene, interpretata da Roberto Bisacco. Egli, inserito probabilmente da Euripide al fine di dare sostegno alla annessione di un eroe dorico nel panorama ateniese, è il simbolo della pietas ateniese. È Teseo, infatti, a perorare la causa contro il suicidio che Eracle vuole mettere in atto dicendo: “Morte assurda: la Grecia non l’ammette”. Egli spiega che il comportamento di Eracle non era dettato dalla sua mente, né dai suoi istinti, bensì al volere di un dio, Era, sposa di Zeus. “Non c’è nessuno che sfugga alla sorte, non un mortale, non un dio – continua – Lascia Tebe, a norma di legge. E segui me nella città di Pallade. Laggiù laverai dalla macchia le tue mani, io ti darò una casa ed una parte dei miei beni”.
Teseo offre speranza ad un Eracle distrutto, incapace di reagire, ma che si affida al re tebano, si lascia portare, senza non un iniziale rifiuto.
Nella tragedia di Sofocle Eracle (Paolo Graziosi) è ridotto in fin di vita dalla moglie Deianira (Micaela Esdra), la quale, ingannata dal centauro Nesso, gli invia una veste imbevuta del sangue del centauro ucciso dall’eroe, scambiandolo per un filtro d’amore. Si compie in tal modo l’oracolo: “Predetto da lungo tempo a me fu da mio padre ch’io morir non potrei per man d'alcuno che respirasse, ma da chi nell’Ade morto abitasse. E questi era il Centauro,che, spento già, come dicea l’oracolo, me vivo uccise”.
L’Eracle, messo in scena a Siracusa una sola volta, nel 1964, viene ad essere riproposto da De Fusco il quale afferma: “Sono convinto che la causa della scarsa fortuna del testo sia proprio nel suo principale merito, quello di mettere al centro del palcoscenico un tema come quello della pulsione di morte. Ed è straordinario che la grande falciatrice non sia vista qui come una minaccia esterna, portatrice della violenza dei nemici o della crudeltà del Fato e degli dei, ma come quella pulsione di morte che è in noi, con una delle parti più oscure di noi stessi”.
E Walter Pagliaro dice delle Trachinie: “Protagonista assoluto è l’eros come forza che sconvolge e di cui non si può fare a meno. Non a caso, Afrodite è una divinità che precede Zeus, è una forza che va indietro nei millenni, alla radice dell’uomo. Molto prima di Freud, era stata compresa la centralità di questa molla, di questa energia: degli effetti di questa energia è privata Deianira, che ne sente la mancanza, una struggente lacerante mancanza. Apparentemente ci può sembrare che tutto accada perché il marito Eracle manca da 15 mesi, ma è lecito domandarsi se questo sia vero o no”. (Fonte ModicaInfo)
 
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