Ciao Ilda,
premetto che hai espresso molto bene (e con che fervore!
) anche il mio parere, mi trovi concorde.
La televisione di oggi andrebbe riveduta e corretta, non solo per ciò che riguarda i reality, ma a livello generale.
E' sempre più difficile scovare un programmi con seri temi culturali, o che facciano ridere senza cadere nel volgare o ancora che risultino semplicemente della "Buona televisione".
Tempo fa leggevo che ci sono sempre meno autori televisivi e che spesso, quelli giovani non sono all'altezza dei grandi nomi del passato.
Non so se sia per questo che ci sono sempre meno idee nuove, ma l'abbondanza di format riciclati, rimodernati e copiati nei nostri palinsesti è davvero imbarazzante.
In questo modo se un programma funziona lo si usa all'infinito come aspettarsi poi che rimanga intatta la freschezza iniziale?
E' come lavare all'infinito la stessa maglia e pretendere che la fibra resti inalterata, senza calcolare l'usura del tempo, eventuali mutamenti e/o imprevisti e così via.
Trovo sbagliato il concetto generale secondo la quale le persone di talento debbano buttarsi sul reality per sopravvivere, secondo me il reality serve (ma sarebbe meglio dire serviva, ora per conto mio ha perso anche questa valenza) alle persone di talento per emergere da una televisione che non lascia spazio ai giovani, ma recicla personaggi visti e rivisti in nome di una teoria volta al "massimo profitto con poca spesa", o peggio per colpa delle raccomandazioni e dell'audience.
Ed è sempre per questo motivo che vengono usati mezzucci come litigate, gente svestita o finti colpi di scena che sono in realtà specchietti per le allodole, utilizzati semplicemente per attrarre il pubblico catalizzandone l'attenzione grazie alla finta "suspance da soap opera" (come io la definisco).
E' anche vero che c'è gente disposta a tutto pur di restare sulla cresta dell'onda (con il ritorno economico che ne consegue) e che quindi spesso viene spolpata fino all'osso generando, nel migliore dei casi, una serie di caricature di sè stessi, ma questo abuso generalizzato del vendersi e rivendersi oltre che un cattivo insegnamento è erba cattiva difficile da estirpare.
E' così non si fa che aggravare il livello del nostro già basso panorama televisivo, ma sono convinta che il modo per fare della buona televisione, se si volesse, si troverebbe.
Basta dare uno sguardo ai canali satellitari ci si rende conto subito che il salto qualitativo (il più delle volte, ahimè non sempre!) è notevole.
Credo un buon inizio sarebbe quello di concedere al pubblico italiano il diritto di poter scegliere con palinsesti diversificati, flessibili e più ricchi non solo di contenuti, ma anche di temi differenti.
In verità sarebbe anche ora che la gente alzasse lo sguardo oltre la televisione e riscoprisse il cinema (di qualità!), il teatro (di qualità!), e si abituasse all'idea che non sempre sono il cinema ed il teatro ad entrare nelle case degli italiani, ma sono gli italiani che devono entrare nell'atmosfera del cinema e del teatro.
(No, dico, vogliamo parlare dell'effetto che si prova entrando in un teatro?)
Se la gente è tenuta nell'ignoranza culturale della televisione commerciale, sono le stesse persone a macchiarsi di una mancata ribellione, troppo spesso si dimentica l'importanza di poter scegliere. Senza pensare che la scelta poi sarebbe in realtà più semplice del previsto: basta un buon libro, un film o uno spettacolo teatrale di qualità.
Credo che tutto ciò quindi debba partire da noi, se cominciassimo a richiedere una televisione differente, molti palinsesti cambierebbero e ci sarebbero meno "programmi tappabuco" (come quelli che vanno in onda nei periodi estivi, ma non solo!).
Forse a questo punto anche l'informazione sulle proposte culturali comincerebbe a circolare maggiormente. Spesso il pubblico televisivo giace nel limbo dell'ignoranza proprio perchè non sa, non conosce e non s'informa.
Quante volte ci è capitato di sapere di un dato spettacolo a teatro solo dopo che quest'ultimo è stato portato in scena? Le campagne pubblicitarie spesso per la mancanza d'introiti non vengono svolte come dovrebbero essere pubblicizzati tali eventi e si finisce quindi in un circolo vizioso di errata (o addirittura assente!) informazione.
In passato si guardava alla cultura per stabilire l'importanza di un popolo, ora in nome del commercio e del progresso (mi domando quale progresso) si ritiene che l'istruzione al di fuori dell'ambito scolastico (ma anche al suo interno!) sia un bene superfluo e così nell'era della tecnologia e dell'informazione per paradosso i fondi destinati al teatro, al cinema, ai musei ed alla cultura in generale vengono repressi.
Tutto questo perchè si compie l'errore di ritenere che la cultura sia un "bene di lusso", ed è in questo concetto che ritengo ci sia l'errore più grande del nostro tempo, la cultura non è un valore aggiunto, ma anzi è "IL VALORE" per eccellenza.
Per questi motivi mi unisco al tuo appello: VIVA LA CULTURA, VIVA IL TEATRO. (Ricordando a tutti di scegliere d'essere meno polli, ma anzi più aquile)
Edited by BLUEDOLPHINS - 25/6/2007, 15:25